Vallone Porto
La muraglia dolomitica di Monte S. Angelo ai Tre Pizzi domina dall'alto le balze rocciose su cui sorgono Positano e le
sue frazioni. La montagna e il mare si fondono assieme generando uno straordinario e asperrimo paesaggio i cui elementi
sono l'acqua, la roccia e la macchia mediterranea. In questo ambiente inospitale l'Uomo ha realizzato una incredibile
successione di villaggi, collegati l'un l'altro da viottoli arditi che sfruttano i punti deboli e le cenge tra le enormi
muraglie rocciose, e superano i ripidi dislivelli con delle scalinate spettacolari che, gradino dopo gradino, sembrano non
avere mai fine.
Le tre cime di Monte S. Angelo, si affacciano ripidissime da più di 1400 m di altezza sul blu intenso del Mar Tirreno, formando un maestoso anfiteatro dal quale si origina il profondo e ripido canyon del Vallone Porto. In un luogo dove tutto ha dimensioni insolitamente grandi e aspre il canyon del Porto non fa eccezione. Lungo tutto il suo percorso si succedono con straordinaria continuità forre profonde e alte cascate, che ne fanno un percorso torrentistico particolarmente lungo e impegnativo. Il Vallone Porto supera 730 m di dislivello in 1400 m di sviluppo, e non lo fa con una successione di balze in ambiente aperto, bensì sul fondo di una forra chiusa da pareti che in alcuni punti superano i 200 m di altezza su entrambi i lati. Gli ultimi 80 m di dislivello vengono superati, con pendenza assai minore, in un ampio canyon-vallone chiuso su 3 lati: è questa la parte propriamente detta Il Porto. La difficoltà del canyon del Vallone Porto viene però mitigata dalla presenza della strada che conduce alla frazione
Nocelle. Da questa si può raggiungere il greto del torrente, e così la discesa può essere suddivisa in due diverse
escursioni.
  RicordiLa forra del Vallone Porto era già stata discesa integralmente nei primi anni '90, da alcuni speleologi del CAI di Napoli.
Gli armi che abbiamo trovato lungo la gola erano però tutti arrugginiti e inservibili: certamente la gola non veniva più
percorsa da molti anni. Non so dire se essa sia mai stata ripetuta: di certo è stata praticamente dimenticata.
I membri del CAI di Napoli, tuttavia, non sono stati i primi a percorrere la parte bassa della forra del Porto (a valle
del ponte di Nocelle). Intorno all'anno 1975 fu iniziata la realizzazione di un acquedotto che prelevava acqua dalla sorgente
a quota 450 m e la portava a Positano attraverso la forra. Fu così stesa una tubazione di 10 cm di
diametro lungo la forra inferiore. Il tubo era ancorato mediante filo di ferro a tondini di acciaio infissi nelle fratture
o nelle cavità della roccia.
La forra termina nel Porto propriamente detto. Si tratta di un ampio e ripido vallone boscoso, chiuso su 3 lati da gigantesche pareti, e affacciato sul mare per il quarto lato. Il Porto è sopravvissuto alla cementificazione grazie all'impegno di due artisti, Vali Myers e Gianni Menichetti, che vi abitano fin da metà degli anni '50. L'abitazione è un piccolo padiglione ottocentesco che faceva parte di un giardino, privo di energia elettrica, acquedotto o fognatura. Myers e Menichetti vi hanno vissuto in compagnia di una nutrita schiera di animali domestici o addomesticati, conducendo una vita in forte comunione con la Natura. La loro presenza nel Porto e il loro strenuo impegno per la conservazione dell'ambiente naturale, contro ogni progetto che prevedesse la cementificazione o lo sfruttamento del Vallone hanno reso possibili la sensibilizzazione della popolazione e delle autorità e la conseguente istituzione di una riserva naturale protetta, la cui gestione è affidata al WWF. Dall'anno 2000 il Vallone Porto è un "sito di importanza comunitaria". Foto by Michele Angileri e Andrea Pucci
Nelle fotografie di questo sito web compaiono le corde ultrasottili (corde da 6 mm di diametro realizzate in fibre ad alta tenacità). Leggete il libro multimediale Torrentismo con corde ultrasottili per scoprirne le potenzialità ed apprenderne le tecniche di utilizzo.
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