canyon exploring with Michele Angileri Grande Gola del Lao
Le copiose sorgenti del versante occidentale del massiccio del Pollino e del Monte Rossino danno vita a un fiume dalle acque verdi e pulite (uomo permettendo) che inizia il suo percorso in una fertile conca verdeggiante completamente circondata dai monti e puntellata da antichi paesi con le case di pietra. La conca è conosciuta come Valle del Mèrcure, e il fiume stesso è chiamato Mèrcure in questa parte del suo percorso. Più a valle, però, il fiume riprende il suo antico nome, dato dai Greci che si stabilirono qui millenni or sono: Lao. Il Lao ed esce dalla conca del Mèrcure percorrendo un canyon monumentale, uno dei luoghi più straordinari d'Italia: la Grande Gola del Lao. Chiunque oggi può assaggiare la straordinaria bellezza del fiume Lao e della Grande Gola grazie alle compagnie commerciali di rafting che ne percorrono i vari tratti, soprattutto d'estate. Nella maggior parte dell'anno il Lao può essere percorso unicamente in canoa o in gommone, e in condizioni invernali o primaverili la discesa non è una faccenda semplice né povera di pericoli. In estate però la portata si abbassa fino al punto da consentire anche la percorrenza a piedi, in stile torrentistico. La discesa a piedi richiede un continuo confronto con la forza incontrastabile dell'acqua, continui guadi e nuoto nelle rapide del fiume e una continua attenzione al rischio di venire trascinati dalla corrente in un punto impraticabile o di rimanere incastrati o impigliati in qualche ramo o tondino d'acciaio appena sotto il pelo dell'acqua. È questa però la maniera in cui si può vivere più profondamente la natura di questo luogo maestoso: lasciandosi andare alla forza della corrente, aggirando su roccia i punti più pericolosi, guardando dal basso il Viadotto Italia (il più alto in Italia e secondo in Europa) sapendo che le automobili e i camion (invisibili e inudibili) passano 260 m più in alto del fiume, gustando ad ogni passo lo scenario grandioso che ci circonda.
  RicordiLa Gola del Lao fu la terza gola che percorsi all'inizio della mia attività torrentistica (le prime due erano state le gole del Raganello).
Non avevo alcuna esperienza di acque bianche e la mia attrezzatura consisteva solo in un k-way, un casco e una corda da ferramenta. Ero un buon camminatore, un discreto nuotatore,
un pessimo arrampicatore, e quello era ... cos'era? un paradiso di acqua verde e roccia, o forse un inferno di rapide impraticabili confinate in stretti corridoi di pietra?
Così iniziai a risalire la Gola del Lao partendo dall'uscita: risalire, perché laddove riuscivo a passare salendo ero certo di potere ripassare scendendo. Una volta, due,
tre, ... Ogni volta l'escursione terminava in un punto che non riuscivo a superare, ma tornato a casa elaboravo una strategia e la volta successiva ci riuscivo.
Prendevo sempre più confidenza con le rapide e la corrente. Una volta me la vidi brutta, e un paio di volte la fortuna mi aiutò
senza che me ne rendessi conto. Non incontrai mai nessuno, perché allora solo qualche raro gruppo di canoisti percorreva la gola del Lao.
Tornai al Lao più volte negli anni seguenti. Poi appresi le tecniche speleo-alpinistiche e mi si aprì il mondo dei canyon affluenti del Lao, ma questa è un'altra storia ... Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
|