cookieless, no-ads, no threats canyon exploring with Michele Angileri Gola di Ponte Lupo
Il più maestoso e spettacolare dei ponti con cui gli acquedotti dell'antica Roma attraversavano i profondi valloni tufacei ad est della città è conosciuto col nome di "Ponte Lupo". Fa parte dell'Aqua Marcia, il terzo acquedotto della Roma antica in ordine di tempo, che deve il nome a Quinto Marcio Re, pretore di Roma al tempo della costruzione. Nel corso dei secoli la struttura originale del ponte fu rinforzata con archi e muri di sostegno che finirono col ricoprirla quasi completamente, trasformandone l'aspetto. Oggi Ponte Lupo si presenta come un'imponente struttura muraria spessa anche 18 m e lunga 115 m, che chiude completamente la valle, permettendo comunque il deflusso dell'acqua grazie a due ampie aperture sorrette da archi. Intorno al ponte si sviluppa il paesaggio della più autentica campagna romana, fatto di campi coltivati, nei fondovalle e sugli altopiani tufacei, e da fitti boschi che ricoprono i ripidi pendii delle valli. A tratti queste valli divengono canyon selvaggi che custodiscono una natura primordiale che sopravvive alla forte antropizzazione del territorio, una natura inimmaginabile per chiunque tranne che per coloro che si avventurano lungo questi torrenti. A monte di Ponte Lupo il torrente percorre uno di questi canyon, il più profondo della zona. Alberi crollati, massi scivolosi e pozze ostacolano ... no, arricchiscono il cammino tra pareti talvolta nude ma più spesso ricoperte di vegetazione lussureggiante. Allontanandosi dal ponte le pozze e i massi si fanno via via più grandi e frequenti, e compaiono piccole cascate superabili in arrampicata. Poi, di colpo, l'ambiente si fa più ampio e si giunge ai piedi della Cascata di San Giovanni in Campo Orazio, spesso asciutta, talvolta percorsa da un getto d'acqua che precipita da 55 m, comunque straordinaria.
  RicordiGli interventi di restauro e consolidamento attuati nel periodo in cui l'Acquedotto Marcio funzionava hanno dato a Ponte Lupo la sua bellezza assolutamente unica e gli hanno permesso di sopravvivere ai millenni meglio degli altri ponti degli antichi acquedotti romani della zona. Gli ultimi lavori di consolidamento del ponte risalgono ai tempi dell'imperatore Diocleziano, e nei 18 secoli seguenti fino ai giorni nostri il tempo ha lasciato i suoi segni. Il profondo fascino che suscita la visione di questo gigante dell'acqua si deve anche ad essi, al suo resistere all'assalto della vegetazione, al suo emergere dal silenzio della campagna romana come un lampo di verità sulle eterne domande dell'Uomo: chi siamo? cos'è tutto questo? dove andiamo? Ma Ponte Lupo non sopravviverà ancora così a lungo senza ulteriori interventi di restauro e consolidamento, finalizzati non più a ripristinarne la
funzionalità (perduta ormai da troppo tempo) ma a conservarlo così com'è, vecchio, imponente, solitario. Di questo se ne è reso conto Urbano Barberini,
discendente di famiglie della nobiltà romana, attore di teatro, cinema e TV, proprietario dei terreni dove sorge il ponte.
Sebbene il "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (D.Lgs.
42/2004) disponga che "I privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale (...) sono tenuti a
garantirne la conservazione" non sono molte le persone al mondo che potrebbero permettersi di spendere milioni di euro (10? 20?) per consolidare
e restaurare Ponte Lupo senza averne alcun ritorno economico. Un bene culturale così unico, poi, andrebbe reso accessibile al pubblico, e per tutto
ciò sarebbe opportuna la presa in carico da parte dello Stato.
Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
|