canyon exploring with Michele Angileri Vallone Pratolungo
La Valle Roveto è delimitata da ripide montagne calcaree che in alto sono fortemente carsificate e dunque prive di acque superficiali. A partire da 600-700 m non c'è più suolo coltivabile, solo le foreste di faggio che nei millenni hanno colonizzato un terreno altrimenti roccioso e, più in alto, creste erbose e prati di alta quota. Siccome ai giorni nostri la pastorizia e il taglio dei boschi sono praticati assai meno che in passato, queste montagne selvagge sono oggi anche solitarie. Alcuni degli antichi sentieri vengono, in verità, utilizzati come itinerari di escursionismo, ma si tratta di itinerari poco conosciuti e ancor meno frequentati. Buona parte dell'antica rete sentieristica rimane ignorata anche dagli escursionisti, e va lentamente scomparendo sotto l'assalto del tempo e della vegetazione. Il Vallone Pratolungo si sviluppa in uno di questi settori solitari della Valle Roveto. Visti da lontano il Vallone e i suoi versanti possono apparire relativamente dolci e accessibili. Nella realtà il Vallone è un universo fatto di rocce verticali e cenge insospettabili, un ambiente asperrimo e assolutamente maestoso che regala una discesa molto lunga e impegnativa.
  RicordiFu Carlo Scappaticci a notare il Vallone Pratolungo. Carlo racconta di avere notato la "Finestra" con cui il vallone esce fuori dalle pareti della
montagna nel corso di una delle sue escursioni giovanili. Qualche decennio più tardi, la preparazione del "Cammino Rovetano" gli da l'occasione di notarla
di nuovo, e siccome nel frattempo ha conosciuto il sottoscritto, me ne parla come un luogo di possibile interesse torrentistico, da valutare.
Interessante, perbacco, ma anche decisamente impegnativo: tanto dislivello, un lungo accesso a piedi ... per l'esplorazione serve una giornata con tante ore di luce e una squadra ben motivata. Le tessere del mosaico trovano il loro posto dopo un altro paio d'anni. Con Giorgio, Paolo e Patricia, Carlo ed io entriamo in uno scenario maestoso di roccia e vegetazione, con una successione continua di cascate asciutte che sembra non finire mai. A un certo punto ci rendiamo conto che è tardi, che non ce la facciamo a percorrere oggi tutto il vallone. Sul GPS ho preparato una traccia per una possibile uscita intermedia, così andiamo, e all'inizio sembra facile ma poi le rocce si rivelano più difficili, i ghiaioni più instabili, i pendii più ripidi, le cenge più piccole, la vegetazione più impenetrabile, e a sbarrarci il passo e complicarci il percorso compaiono pareti che su Google non si vedono. Giunti alla macchina, andiamo via col desiderio di tornare quanto prima a completare l'esplorazione, ma bisogna prima capire come fare, giacché la via di fuga
odierna non è consigliabile come via di accesso. E così passa un anno: tra impegni, problemi di salute, il maltempo, il caldo, ... non riusciamo mai a trovare
un giorno che metta d'accordo tutti (soprattutto Carlo, che di noi è quello con la vita più incasinata).
Foto e video by Michele Angileri, Giorgio Ecker, Carlo Scappaticci Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
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