Gola del Raganello - 2
Nato sul versante settentrionale del Dolcedorme (la cima più alta del massiccio del Pollino), il torrente Raganello scende verso il vicino Mare Ionio attraverso uno scenario incredibile, grandioso e sublime, fatto di enormi pareti di roccia che delimitano lunghi, infiniti corridoi di pietra, modellati e levigati dalle piene invernali, circondati di boschi pensili di leccio e abbelliti dagli oleandri. È lo scenario delle Gole del Raganello, un monumento naturale dalla bellezza ineguagliabile, generato da una situazione geologica unica. Oggi è un luogo celeberrimo, che vede ogni anno migliaia di visitatori. Ogni estate sono tantissimi gli escursionisti che si recano nelle gole, quasi sempre senza un abbigliamento adeguato né attrezzature. Nella intensa calura estiva di questa parte di Calabria il rumore dell'acqua fresca che salta tra i massi, amplificato dalle pareti della gola è come un canto delle sirene a cui è impossibile resistere. Le sorprendenti forme dell'erosione e la maestosità delle pareti altissime incantano e ipnotizzano. L'escursione attraverso le gole diventa in breve un'esperienza mistica di contemplazione e comunione con la Natura, ma rimane comunque sempre viva e forte la dimensione del gioco e dell'avventura. Al Raganello ci si sente sempre come bambini piccoli piccoli che si muovono in una sorta di gigantesco parco-giochi. I canyon percorsi dal torrente Raganello sono due, anzi tre. Dal versante settentrionale del Dolcedorme e della Manfriana il Raganello scende verso
l'enorme parete della Timpa San Lorenzo, che gli sbarra il passo. Qui si trova il primo canyon del Raganello, la
Gola di Barile,
una gigantesca frattura nella bastionata delle Timpe, a cui è dedicata un'altra pagina di questo sito.
La Gola del Raganello è una successione continua di scenari di straordinaria bellezza, fonte di ispirazione per migliaia di fotografie. Anche volendo essere sintetici, il numero minimo (veramente minimo) di foto che possano rappresentare in misura accettabile una tale bellezza è troppo alto per una pagina di questo sito. Ecco perché ci sono 2 pagine dedicate alle Gole del Raganello, identiche nei contenuti testuali e nella scheda dettagliata. In questa pagina trovate foto e video del tratto più a valle delle Gole. Le foto del tratto a monte le trovate qui.
  RicordiHo avuto la fortuna di percorrere le Gole del Raganello tante volte, e di ognuna porto con me ricordi indelebili ... di stupore, paura, gioia, fatica, avventura, serenità, ... e bellezza, infinita immensa bellezza, ogni volta, sempre. Impossibile raccontare tutto, inutile raccontarne una parte. Ci andai per la prima volta nel 1986. La gola era stata già esplorata da qualche anno, ma ancora non era conosciuta al grande pubblico. Anche la gente del posto ne sapeva poco, e lo posso dire con certezza perché proprio io ne faccio parte (della "gente del posto"): non se ne sapeva nulla. Arrivai al Raganello risalendo la fiumara. Pensavo che il torrente sarebbe stato più o meno così fino a San Lorenzo Bellizzi. Invece, a un certo
punto, il greto si riduceva a pochi metri chiusi da alte pareti. Prima il sole, che illuminava forte i massi grigi e l'acqua verde; dopo
la penombra illuminata dai riflessi sulle pareti che amplificavano il rumore dell'acqua che saltava tra i massi.
In alto un impensabile ponte di pietra, ad arco (seppi poi che si chiamava "Ponte del Diavolo").
Oggi, a 30 anni di distanza, non esiste giorno di agosto che non veda decine di persone bagnarsi sotto il Ponte del Diavolo. Non si tratta, per fortuna, delle folle dell'Alcantara, e inoltre basta inoltrarsi nella gola per ritrovarsi soli al cospetto della Natura di questo luogo unico, oppure recarcisi a settembre, o a giugno. I chilometri delle Gole rimangono solitarie per la grande maggioranza del periodo in cui sono percorribili, e totalmente deserte quando sono impercorribili. Però sono contento di avere vissuto la fase "pionieristica" dell'escursionismo/torrentismo nelle Gole del Raganello e nei suoi affluenti.
Quando gruppi improvvisati si inoltravano nelle gole senza mute, imbraghi, recipienti stagni, scarpe aderenti, senza niente di quello che è oggi
l'armamentario del torrentista. Un rampino ricavato da un tondino di ferro tagliato e sagomato, legato a una corda di nylon comprata dal ferramenta
del paese ci aiutava a risalire le cascate, un k-way ci proteggeva dal freddo, mentre per tenere asciutti gli zaini non avevamo che il passamano.
Nelle fotografie di questo sito web compaiono le corde ultrasottili (corde da 6 mm di diametro realizzate in fibre ad alta tenacità). Leggete il libro multimediale Torrentismo con corde ultrasottili per scoprirne le potenzialità ed apprenderne le tecniche di utilizzo.
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