cookieless, no-ads, no threats canyon exploring with Michele Angileri Vallone del Rago
15000 anni fa sui monti del Pollino (come su buona parte dell'Appennino) c'erano ghiacciai, e tanta, tanta neve che d'estate dava vita a fiumi che superavano i ripidi pendii e le pareti rocciose scavando gole. Finita l'era glaciale i fiumi divennero torrenti stagionali perdendo così gran parte del loro potere erosivo, e le gole iniziarono a riempirsi di massi crollati dalle pareti, sui quali poi cominciò a crescere la vegetazione. Nel Vallone del Rago possiamo vedere gli effetti delle diverse fasi di questa storia geologica: l'erosione che ha inizialmente scolpito il canyon, i massi arrivati dopo, arrotondati dalle piene, il bosco che si è impossessato del greto e dei versanti del canyon. Negli ultimi decenni anche l'Uomo ci ha messo del suo con la costruzione dell'Autostrada del Sole (oggi "del Mediterraneo"). L'autostrada attraversa il Vallone del Rago con uno dei suoi viadotti più alti, che inizia e termina con le gallerie realizzate sui versanti. Lo scavo delle gallerie, la realizzazione di una stradina di servizio e quindi dei grandi piloni che sostengono il viadotto ha prodotto il versamento nel vallone di grandi quantità di detriti rocciosi, massi e ghiaia, che si sono aggiunti a quelli prodotti naturalmente nell'arco dei millenni.
  RicordiSono passato su quel viadotto 30 volte l'anno, per 40 anni, e spesso ho gettato un rapido sguardo oltre le barriere di protezione, concludendo ogni volta che quel vallone troppo ampio e vegetato non sembrava torrentisticamente interessante. Forse, magari, la parte a monte della stradina di servizio, quella realizzata durante la costruzione del viadotto e poi ancora, decenni dopo, utilizzata per far transitare i veicoli mentre il Viadotto del Rago veniva ristrutturato ... Ma anche percorrendo la stradina di servizio durante la ristrutturazione del viadotto l'impressione restava la stessa: un vallone boscoso, come il vicino Vallone della Caballa. Impressione confermata da Stefano Rossi, che lo aveva percorso nei primi anni 2000 assieme ad alcuni amici. Ad agosto 2023, passando per l'ennesima volta sul Viadotto del Rago, il sole illuminò per un attimo un getto d'acqua che precipitava a valle della stradina di servizio: una cascata! La cosa mi colpì, non solo perché in tanti anni non l'avevo mai notata ma perché ero convinto che il Rago non portasse acqua in estate. Invece l'acqua c'era, e c'era pure una cascata ... allora, mi dissi, vale la pena di percorrerlo, anche per conoscere più a fondo un settore del Pollino in cui non mi ero mai addentrato. Non sentivo e vedevo Stefano da molti anni e il Rago era un buon pretesto per avere sue notizie: così lo chiamai, e tra un racconto
e l'altro gli chiesi anche della discesa del Rago che aveva fatto 20 anni prima. Non fu una discesa, disse: in realtà risalimmo
il vallone per un bel pò, partendo dalla conca di Morano, convincendoci alla fine che non fosse interessante. Tu pensi invece che lo sia?.
E alla fine andò come avevo immaginato: il vallone si rivelò di scarso interesse torrentistico ma i luoghi erano splendidi, e la fatica fu sportivamente rilassante e appagante. Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
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