canyon exploring with Michele Angileri

Forra di San Nicola

La Forra di San Nicola si unisce alla grande Gola del Torrente Quirino con un percorso molto ripido, caratterizzato da una bella sequenza di cascate inforrate che la rendono uno dei percorsi più apprezzati e frequentati del centro-Italia. La roccia e l'ambiente, però, sono quelli dell'Italia meridionale piuttosto che di quella centrale ...
Il tutto è inserito in un paesaggio che è pura poesia: le case e i vicoli del paese di Guardiaregia che sono fatti della stessa pietra che forma le alte pareti delle gole circostanti, i campi coltivati che arrivano fino all'orlo della gola, i boschi che ricoprono i fianchi della montagna, ...

Nome Forra di San Nicola
Regione Molise
Centro urbano più vicino Guardiaregia
Dislivello 185 m
Sviluppo 1200 m
Verticale massima 45 m
Roccia Calcare
Difficoltà7
Navetta Possibile
Esplorazione Michele Angileri, Riccardo Hallgass; 19 luglio 1992

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

La Forra di San Nicola divenne famosa subito dopo la nostra esplorazione, ma non per merito nostro. Quella stessa estate si tenne infatti un campo speleologico a Pozzo della Neve, una grande e profonda grotta che si trova nelle vicinanze. In quell'occasione un gruppo di partecipanti al campo scese la forra immaginando che fosse inesplorata (ovviamente, una volta nella forra, si accorsero che non lo era!) e da lì in poi fu un crescendo.
A diffondersi fu la notizia importante: a Guardiaregia c'era una bella forra. Che quella bella forra fosse stata esplorata da Angileri e Hallgass è una cosa che non interessa quasi a nessuno, e così questa notizia non si diffuse affatto.

Fu un'esplorazione condotta alla vecchia maniera. Dal 1989 sapevo che lì c'era una forra. Nel 1990, in primavera, constatai che c'era troppa acqua. Nel luglio del 1992 scesi la gola del Quirino con Riccardino e Tullio, e in quell'occasione risalii il tratto finale della gola di San Nicola. La settimana dopo ci tornai con Riccardino.
C'era scorrimento idrico soltanto nella primissima parte della gola. Utilizzammo 2 corde da 50 m e 3 spit, piantati a mano (il mio primo trapano lo acquistai nel 1998). Gli spit, ormai completamente arrugginiti e privi di placchetta, sono ancora lì dove li piantai: all'inizio della sequenza verticale, sul salto più alto, sull'orlo dell'ultima cascata alta.

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